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Sarà perché in questa cità di pietre mi manca l’erba dove camminare, il mio sguardo va oltre, dove Venezia si immerge e poi dentro, nell’acqua dei canali.
E’ un incantamento che da qualche anno mi prende, sporta dalle fondamente o dal bordo della barca, inseguendo le forme fuggevoli dei segrei prai marini.
Entro nello scorrere di danze che aianca i miei passi sulla supericie di pietra, scivola ai miei piedi - che sento diventare di gabbiano - e mi atrae nelle silenziose profondità di Venezia.
Ecco quindi il nostro algario fantasico - mio e delle alghe - fato di incontri, disgiungimeni, profondità ed emersioni, tra i rilessi dei canali veneziani.
Anna Zemella, Venezia, 2014